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  cambia la licenza per Open Office
Inviato da: SilvioPassalacqua - 10-03-2008, 07:27 PM - Forum: Voce al cittadino - Nessuna risposta


  Carmen Kass in politica....
Inviato da: SilvioPassalacqua - 10-03-2008, 07:21 PM - Forum: OFF-TOPIC - Nessuna risposta

Carmen Kass potrebbe abbandonare la moda per la politica. La 25enne modella estone ha annunciato di volersi candidare alle prossime elezioni per il Parlamento Europeo che si terranno a giugno. Carmen, che gi


  problemi giovanili ....
Inviato da: salvuccia - 10-03-2008, 06:22 PM - Forum: secondo me... - Risposte (9)

salve a ttt !!!!!
l argomnt trattato e i vari problemi dei giovani .... ad esempio le droghe il fumo ....il "sesso" senza protezione .... l alcool ...
bh


  Sanremo 08 - 1
Inviato da: SilvioPassalacqua - 09-03-2008, 04:52 PM - Forum: Musica - Risposte (1)

Sanremo 08 - 1


  indovinello
Inviato da: salvo - 14-01-2008, 06:42 PM - Forum: Umorismo e Barzellette - Risposte (5)

Sapete dirmi come. ? arrivato il primo nero in germania?

Ciao a tutti quelli che legono questo indovinello.


  test 154.13
Inviato da: SilvioPassalacqua - 04-01-2008, 06:18 PM - Forum: OFF-TOPIC - Risposte (1)

test 154.13


Toungue Buon Natale e Buon Anno 2008
Inviato da: salvo - 26-12-2007, 12:55 PM - Forum: Umorismo e Barzellette - Nessuna risposta

Ciao a tutti, tanti auguri di Buon Natale anche se e passato ,e Buon anno nuovo a tutti e speriamo che il 2008 porta cose belle per tutti.
Ciao ciao


  La nostra regione
Inviato da: SilvioPassalacqua - 24-11-2007, 04:58 PM - Forum: Appuntamenti da non perdere - Nessuna risposta

Il presidente Cuffaro, aggiunge:
"Bisogna colpire le famiglie mafiose, al centro della criminalit


  Gli scandali e le crisi finanziarie: non bastano le regole e gli incentivi
Inviato da: SilvioPassalacqua - 24-11-2007, 04:48 PM - Forum: OFF-TOPIC - Nessuna risposta

Non ? passato molto tempo dal crac della Parmalat e della Enron che nuovi gravi problemi stanno attraversando il mondo della finanza. In Italia i membri del consiglio d?amministrazione di un primario istituto di credito sono stati multati dalla CONSOB per aver venduto strumenti di finanza derivata ad imprese ed amministrazioni locali senza la dovuta informazione.

Come ? noto i derivati hanno due funzioni: quella di assicurazione da rischi finanziari (hedging) e quella di scommessa sulla dinamica di qualche variabile economica (speculation). Insomma in una compravendita di strumenti di finanza derivata si realizza uno scambio di rischio tra due soggetti dove, in molti casi, un individuo che vuole assicurarsi da un rischio paga qualcosa per chiedere ad un altro di assumersi il rischio in questione.
Il problema nell?episodio sopra citato ? che gli intermediari che hanno venduto lo strumento di finanza derivata hanno fatto capire a chi lo acquistava che la sua posizione era quella di chi si assicurava dal rischio mentre le cose non stavano propriamente cos? e, al cambiare dello scenario economico, l?acquirente si ? trovato con forti passivi.
Dall?altra parte dell?oceano scoppia lo scandalo dei mutui subprime. Anche qui le buone intenzioni non bastano. I mutui subprime sono strumenti finanziari con i quali le banche hanno potuto concedere mutui ipotecari a persone poco abbienti garantendo gli stessi con il valore della parte di immobile acquistato non gravata dal mutuo.
Con il successo del microcredito abbiamo imparato che una nuova dimensione meritoria d?impegno degli istituti creditizi ? quello del prestito ai non bancabili. La crisi dei mutui subprime ci ha insegnato che il valore etico di quest?iniziativa non consente nella semplice erogazione di un credito ma nell?assicurarsi che chi lo riceve abbia la possibilit? di ripagarlo. Pertanto c?? un?enorme differenza tra il gioco d?azzardo di chi sa che la solvibilit? del mutuo (subprime) erogato ? fondata su una scommessa molto rischiosa (la previsione che i prezzi delle case, nonostante la bolla speculativa creatasi, sarebbero continuati a crescere) e chi (come le istituzioni di microfinanza di successo) presta ad individui sulla soglia di povert? costruendo reti di prossimit?, facendo attivit? di formazione e di monitoraggio costante dei progetti ed ottenendo come risultato un tasso di sofferenze sul totale dei prestiti erogati attorno al 2-3 percento (inferiore alla media di sistema per i prestiti tradizionali).

Il fatto grave ? che una crisi o uno scandalo finanziario ? un ?male pubblico?, ovvero un evento che genera una crisi di fiducia generalizzata con ripercussioni negative anche su istituti di credito non responsabili dell?evento stesso. Le banche lo sanno bene e stanno cercando di recuperare terreno sottolineando il loro impegno in termini di responsabilit? sociale con campagne ed iniziative ma, inevitabilmente, ogni nuovo fatto negativo, vanifica gli sforzi prestati. E la mancanza di fiducia incide negativamente sulla performance stessa degli intermediari finanziari (non solo in forme clamorose le code agli sportelli della Nortern Rock per ritirare i risparmi ma anche, in forma meno eclatante, con il ridotto successo del secondo pilastro della previdenza e con la limitata adesione ai fondi pensione).

Una seria inversione di rotta e il ristabilimento di un grado di fiducia accettabile nel sistema bancario non avver? se non si riconosce che alla radice del problema ci sono due difetti fondamentali.
Il primo ? che la causa profonda degli scandali e delle crisi ? iscritta nella priorit? di valori delle banche stesse. Il focus sulla massimizzazione dei profitti (i profitti sono un valore importante ma non possono essere in cima alla scala quando entrano in contrasto con il bene della persona), vincolo insormontabile per gli istituti quotati, subordina la soddisfazione di ogni altro portatore d?interesse (i clienti, i dipendenti, le comunit? locali, ecc.) a quello degli azionisti. E la pressione cui sono sottoposti i quadri bancari nella realizzazione degli obiettivi di crescita di breve finisce per creare conflitti d?interesse con i clienti che sono all?origine delle crisi (se, come dipendente bancario, devo assolutamente raggiungere gli obiettivi quantitativi prefissati posso chiudere un occhio di fronte al fatto che, per migliorare il bilancio di una banca, vendo prodotti molto rischiosi ai clienti).
Il secondo ? l?illusione secondo la quale basta trovare le regole giuste per superare conflitti d?interesse e comportamenti opportunistici. Un sottoprodotto di questo secondo difetto ? l?idea che pagando di pi? e legando una quota di remunerazione alla performance si garantisca l?allineamento dei manager e dei dipendenti all?interesse dell?azienda (ancora purtroppo quello angusto e limitato degli azionisti). Quando numerosi studi scientifici (e la storia di crac come quelli della Enron) dimostrano ormai che salari eccessivi distruggono le motivazioni intrinseche e la moralit? dei manager e che incentivi alla performance fondati su criteri quantitativi (come le stock option legate alla crescita del valore delle azioni) sono un potente incentivo alla manipolazione degli indicatori su cui il premio di performance ? parametrato.

Se non si rimuovono questi due difetti fondamentali i problemi continueranno. Dobbiamo tornare a puntare anche sui valori delle persone e delle istituzioni senza i quali la qualit? delle regole rappresenta un surrogato insufficiente.
La nascita di nuove istituzioni finanziarie con scale di priorit? diverse, esplicitamente definite nella governance e nelle regole di tali istituti (i microcrediti le banche etiche), sono un segno di speranza. Se i risparmiatori si accorgessero (per i motivi spiegati sopra) che queste istituzioni sono anche intrinsecamente pi? sicure oltre che maggiormente orientate al bene comune potrebbero dare un?importante mano alla diffusione di un sistema finanziario diverso in grado di orientare le enormi risorse a disposizione al servizio della persona.

Autore : Leonardo Becchetti - 05/11/2007


  Rileggere il fenomeno migratorio. L'eredit? di Giorgio la Pira
Inviato da: SilvioPassalacqua - 24-11-2007, 04:41 PM - Forum: Università - Nessuna risposta

A trent'anni dalla morte del Sindaco Santo, oggi diventa doveroso reimpostare il dibattito su accoglienza e sicurezza, facendo tesoro del suo insegnamento.
Spes contra spem! Con questo motto Giorgio La Pira era solito affrontare chi opponeva il crudo realismo della cronaca alla sua capacit? di allargare la contemplazione all?orizzonte pi? vasto della storia. Lui che, seduto sulla sedia del sindaco o su quella del deputato, o scrivendo a Togliatti o alle claustrali a fatica riusciva a stare chiuso in un ruolo determinato, sentendosi sempre spinto oltre una soglia che lo portava al di l? degli schemi e delle deleghe, fino a raccogliere, quasi in un unico grande abbraccio epistolare, persone, popoli e storie completamente diverse.
Spes contra spem era, appunto, il suo motto. La capacit? ostinata, cio?, di contrapporre la speranza di una doverosa riscossa, di una legittima liberazione dell?umanit? ai tanti distinguo di una prudenza che scivola nella pavidit?. Cos? la volont? di garantire il lavoro ai suoi concittadini licenziati dalla Pignone lo ?costringeva? a marciare senza indugi contro le perplessit? dettate dall?analisi economica dell?amico Fanfani, o la capacit? profetica di leggere i segni dei tempi rendeva in lui urgente scrivere al Papa per raccomandare alle commissioni preparatorie del Concilio Vaticanio II di non escludere i rappresentanti musulmani dalla lista degli osservatori invitati all?assise.
Una vocazione di metodo e di contenuto, insomma, un tratto unico di caparbia affermazione della dignit? di ogni uomo che attraversa tutto il suo pensiero; da deputato, da sindaco, finanche da professore.
In questi giorni in cui si ? celebrato il trentesimo anniversario della sua morte (avvenuta il 5 novembre 1977) la sua lezione ? apparsa ancora una volta attuale come non mai. Mentre la comunit? fiorentina ?riaccoglieva? le sue spoglie nella Chiesa di San Marco, il Paese veniva scosso dall?ennesima brutalit? legata all?immigrazione e dalla bestiale assurdit? di chi invoca la ?giustizia? sommaria delle ronde.
Cosa avrebbe fatto La Pira, cosa avrebbe detto, con chi si sarebbe schierato? In molti ce lo siamo chiesto, quasi invocando un suggerimento, un consiglio da chi, a suo tempo, seppe fare scelte coraggiose e scomode. Ma la questione, forse, ? mal posta.
Se l?eredit? del Professore ha un senso, infatti, non sta tanto nel chiederci cosa avrebbe fatto lui se ci fosse stato ancora, piuttosto sta nel domandarci cosa compete fare a noi, che ci siamo, partendo dai medesimi presupposti valoriali che guidarono la sua riflessione e la sua azione.
Reimpostare il dibattito su accoglienza e sicurezza, pertanto, facendo tesoro dell?esempio del Sindaco Santo, vuol dire trovare l?onest? di far chiarezza tra i sentimenti facili della rabbia o del pietismo per costruire quell?equilibrio tra forze su cui si regge l?affermazione incondizionata della dignit? della persona; prima e oltre il suo essere vittima o carnefice, emigrante o immigrato.
E? un equilibrio fragile, ma ? l?unico su cui possa reggersi qualunque societ? che abbia la pretesa di considerarsi una civilt?. Lo ha ricordato qualche domenica fa Benedetto XVI individuando con poche, ma incisive espressioni il nocciolo della questione: la complessit? della realt? attuale, l?orizzonte valoriale della civilt?, il ministero della politica.
Auspico, inoltre, che le relazioni tra popolazioni migranti e popolazioni locali avvengano nello spirito di quell?alta civilt? morale che ? frutto dei valori spirituali e culturali di ogni popolo e Paese. Chi ? preposto alla sicurezza e all?accoglienza sappia far uso dei mezzi atti a garantire i diritti e i doveri che sono alla base di ogni vera convivenza e incontro tra i popoli. (Bendetto XVI . Angelus del 4 Novembre 2007).
Il Magistero della Chiesa su questi temi, peraltro, ? costante e nulla c?? da aggiungere all?insegnamento dei Padri, dei Dottori e dei Pontefici, compendiato nei documenti del Vaticano II. La ?Gaudium et spes? al paragrafo 69 sancisce: ?Deus terram cum omnibus quae in ea continentur in usum universorum hominum et populorum destinavit, ita ut bona creata aequa ratione ad omnes affluere debeant, iustitia duce, caritate comite?. In questo essere della terra e dei suoi beni necessariamente e naturalmente destinati a tutti gli uomini ed a tutti i popoli sta la ragione (giusta, equa) dell?accoglienza e della condivisione.
L?incontro tra popolazioni locali e popoli migranti non pu? mai essere il frutto di una concessione degli uni agli altri, ma ? sempre la conseguenza di chi cerca per la propria gente, per la propria famiglia e per s? ci? che, aequa ratione, gli ? destinato in virt? della propria dignit? di uomo.
In questo scenario nitido, allora, deve ricollocarsi il fenomeno migratorio che, come in altre epoche, caratterizza anche la nostra fase storica. E la chiarezza di questo messaggio deve aiutarci a distinguere il tutto, dal poco di chi, con una gravissima responsabilit? individuale, trasforma un diritto in un?occasione di sopruso, di violenza e di illegalit?.
Nell?immagine della ?giustizia che guida? e della ?carit? che accompagna?, infine, sono espressi non solo lo stile e il metodo di chi si pone il problema dell?equa redistribuzione dei beni, delle risorse e delle opportunit? di vita, ma soprattutto i parametri che devono guidare la coscienza e il comportamento dei singoli e delle Autorit?. Nello sforzo costante di praticare e di garantire queste due virt?, infatti, sta il mandato cristiano di coloro che sono chiamati a garantire i diritti e i doveri posti alla base della convivenza e dell?incontro tra popoli. Il contenuto della ?sicurezza? ? tutto qui. Garantire la sicurezza altro non pu? voler dire che vigilare sul permanere delle condizioni oggettive, quotidiane in cui una comunit? possa vivere secondo il vincolo della solidariet?. Vincolo che la Costituzione italiana definisce ?dovere inderogabile? ponendolo a fondamento dei consociati. Se la ?sicurezza? perdesse questo connotato di presupposto oggettivo dei rapporti, dei diritti e dei doveri e diventasse rivendicazione dell?una o dell?altra categoria sociale, di un gruppo economico o di una parte politica, se perdesse la sua fisiologica trasparenza per tingersi delle sfumature di una sola delle parti rischierebbe di trasformarsi in uno strumento sbilanciato e limitato, incapace di rimanere sensibile alle preordinate esigenze della giustizia e della carit?.
La sicurezza, insomma, deve essere la possibilit? e la libert? di godere di ci? che abbiamo, adoperandosi con carit? e giustizia per l?affermazione della dignit? di ogni persona ed il progresso di ogni popolo. Soltanto salvaguardando questo principio senza cedere alle tentazioni della paura contribuiremo ad affermare la vera Speranza contro le false rivendicazioni delle parti. Contribuiremo a sostituire al bene di alcuni il bene comune.

Autore : Francesco Spano - 22/11/2007


  I giovani non sono "tutti" invisibili
Inviato da: SilvioPassalacqua - 24-11-2007, 04:38 PM - Forum: secondo me... - Nessuna risposta

Dal sondaggio sul rapporto dei giovani con la politica pubblicato recentemente da ?Famiglia Cristiana?, emergono alcuni dati che, credo, valga la pena sottolineare. Il 40 per cento dei giovani intervistati afferma di interessarsi molto o abbastanza alle vicende politiche in generale.

Un dato tutt?altro che scontato, visti i fiumi d?inchiostro versati per dimostrare il disinteresse e l??invisibilit?? delle giovani generazioni italiane. D?altronde, che i giovani cerchino di capire, di trovare il ?bandolo della matassa? nell?immenso bailamme politico di questi ultimi mesi, mi pare cosa meritoria, se non addirittura eroica. La spiegazione di questo atteggiamento ? in fondo abbastanza semplice: in gioco, in un modo o nell?altro, c??, non tanto il loro presente, quanto il loro futuro, e i giovani rispetto a questo non possono non essere sensibili. Il fatto che si interessino di politica per? non vuol dire che abbiano un buon giudizio dell?operato dei politici italiani. Tutt?altro. Il 90 per cento dei giovani intervistati ha poca o per nulla fiducia in loro. Dicono che si fanno i loro interessi e che hanno troppi privilegi. A dire il vero in questo caso le risposte seguono dei clich? che sempre accompagnano chi ricopre posti di potere. E? significativo per? che la totale sfiducia verso i politici sia cos? alta. Ancora una volta si registra una profonda incapacit? della politica ad intercettare i bisogni dei cittadini e, in questo caso, dei cittadini giovani. Giovani che ancora vedono nel lavoro e nella famiglia i valori pi? importanti che la politica dovrebbe tutelare, i valori oggi pi? a rischio, pi? difficili da salvaguardare. Sotto i bombardamenti di una societ? che pi? che ad unire pensa a disgregare e a rendere tutto traballante ed insicuro, ritenere centrali valori come questi ? una sfida che ci restituisce un ritratto inedito, forse dimenticato, dei giovani italiani.
Guardare il bicchiere mezzo pieno per?, quel 40 per cento di temerari che si inoltrano quotidianamente nella selva dell?informazione politica, non ci deve far dimenticare che pi? della met? dei giovani prova disinteresse, e si potrebbero usare termini ben pi? forti, per tutto ci? che ? politico. Vi sono giovani che non aprono un giornale, che leggono pochissimo, che, anche se iperconnessi alla ?rete?, vivono completamente scollegati dai luoghi della comunit? in cui si prendono le decisioni, in cui si dovrebbe lavorare per il ?Bene Comune? del Paese.
Questi giovani certo dovrebbero cambiare. Per far questo per? non possono non essere aiutati. E forse, se la politica oggi riuscisse a trasmettere una testimonianza sincera di servizio e di impegno nella realizzazione del bene della comunit?, molte persone, compreso quel 60 per cento di giovani disinteressati, un quotidiano ogni tanto lo comprerebbero.

Autore : Cristian Carrara - 23/11/2007


  L'antimafia della società
Inviato da: SilvioPassalacqua - 24-11-2007, 04:36 PM - Forum: Voce al cittadino - Nessuna risposta

La recente cattura del boss Salvatore Lo Piccolo offre alcuni spunti per tornare a riflettere sul rapporto tra mafia e società