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IL CAPO DEI CAPI, OLTRE LA FICTION
#1
DETTO TRA NOI: IL CAPO DEI CAPI, OLTRE LA FICTION

Strage di Capaci (27/10/2007) - Tot? Riina ha visto il film sulla sua vita. Banalit? o beffa? Immaginiamo la scena: lui seduto in una sala del carcere dove ? rinchiuso, magari insieme con altri compagni di carcere, qualche guardia carceraria, forse qualche ?pezzo grosso? della direzione del carcere, lui, il Capo dei Capi, sar? entrato nella stanza scortato, avr? salutato con il suo classico sorriso stampato in faccia, si sar? seduto dove gli hanno indicato, messo comodo, avr? fatto silenzio per non disturbare la visione (da bravo ed educato spettatore, non come accade a volte al cinema quando qualcuno si mette a commentare il film e riceve puntualmente i rimproveri dagli altri), si saranno abbassate le luci e poi l?inizio del film! Ecco: ? qui che ci si chiede se si tratta di banalit? o di beffa perch? ci si domanda il motivo della partecipazione di Riina a quest?attivit? di cineforum. Forse perch? inserito in un programma educativo (e il cineforum, si sa, ? uno strumento in questo senso)? Forse perch? si ? voluto dimostrare che la sua vita con il film non ? pi? una cosa straordinaria, quindi si pu? esaurire in sei puntate? Forse perch? lui stesso ha chiesto di vederlo? La banalit? sarebbe ridurre tutto alla semplice visione di un film (non ? un film come gli altri); la beffa sarebbe usare il permesso di vedere il film e, quindi, la visione stessa per dimostrare a Riina che ormai ? innocuo, un detenuto come gli altri, lo Stato ha vinto perch? vince sempre contro la criminalit? d?ogni genere, il bene trionfa sul male e ha la forza di guardarlo in faccia. La fiction di Mediaset, tratta dall?omonimo libro-inchiesta di Giuseppe D?Avanzo e Attilio Bolzoni, ha richiesto l?impiego di due troupe, 150 persone e due registi. Comunque, per la prima volta in televisione ? arrivata la storia del boss di Corleone a partire dalla sua adolescenza fino alla cattura nel 1993. Ma cosa avr? pensato Riina durante la visione del film? Avr? assistito a braccia conserte, lo sguardo fisso, le labbra serrate? Immaginarlo ? facile, ma non ? semplice. Perch? c?? sempre quell?alone di mistero misto a rispetto per una figura che nel passato siciliano ha fatto tremare parecchia gente. Infatti, mentre si scrive, non si riesce a chiamarlo solo Tot?, ma al massimo Riina, anche se immaginarlo il protagonista di un film aiuta a umanizzarlo perch? la fiction avvicina il pubblico a realt? che nella vita di tutti i giorni sembrano cos? lontane. E quale sar? stato il commento dell?ex-boss alla fine della visione della prima puntata del film sulla sua vita? Cosa avr? pensato? Riflessioni, sensazioni, parole che a noi popolo non ? dato sapere, se le terr? dentro alla sua testa, la stessa testa che ha macchinato, organizzato, gestito la scena mafiosa a Corleone e in Sicilia, come un animatore di pupi siciliani. Gi? la sua cattura, avvenuta a Palermo il 15 gennaio 1993, pu? essere la sceneggiatura di un film. Ultimo e il ROS per catturare il capo di Cosa Nostra avevano cercato di ricostruire tutte le sue abitudini e tutti i legami conosciuti. Si era appreso, dalla lettura di un interrogatorio fatto molti anni prima dall'ex capo della squadra mobile di Palermo Bruno Contrada al pentito di mafia Leonardo Vitale, che nel 1973 fra la famiglia mafiosa della Noce e quella di un altro quartiere di Palermo era sorto un contenzioso su chi doveva trattenere i soldi del pizzo pagato da un imprenditore palermitano e Riina, chiamato a decidere, aveva sentenziato che il soldi andavano a "quelli della Noce perch? stanno nel mio cuore". Una traccia, questa, importantissima: il capitano Ultimo (lo pseudonimo preso da De Caprio nel corso delle indagini) cerc? di scoprire per quale motivo Riina avesse particolarmente a cuore quelli della Noce e si convinse che quel quartiere e quella famiglia mafiosa lo proteggevano. Dal settembre del '92 cominci? a battere a tappeto la zona, avvalendosi dei tabulati Telecom, Enel e della societ? palermitana del gas, monitorando la presenza nel quartiere della Noce di ogni eventuale indizio. Gli inquirenti arrivarono agli imprenditori Sansone, che altri pentiti avevano sostenuto fossero vicini a Riina, individuando in via Bernini 54, appunto alla Noce, alcune abitazioni a loro intestate, anche se i Sansone all'anagrafe risultavano residenti in altre parti di Palermo. Il 14 gennaio del '93 i carabinieri parcheggiarono sul posto un furgoncino, dotato di telecamere. La sera del 14 i video furono fatti visionare anche al pentito Baldassarre Di Maggio, l'unico "collaboratore di giustizia" allora in grado di riconoscere Riina.Di Maggio riconobbe Antonietta Bagarella, la moglie del boss, mentre usciva dal complesso residenziale di via Bernini. Alle sette del giorno dopo, il 15 gennaio, nascosto con i carabinieri dentro il furgone, Di Maggio riconobbe Riina. Gli investigatori e i magistrati decisero di agire lontani dal covo e, infatti, Riina fu catturato da Ultimo qualche ora dopo in una strada di Palermo. Questa la versione ufficiale della cattura di Tot? Riina, il Capo dei Capi, appunto. Ma il sospetto fu (e forse resta ancora oggi) che le cose non siano andate come raccontate. Il sospetto ? che in realt? Riina sia stato la contropatrtita di una lunga trattativa tra i carabinieri e la mafia siciliana. In altre parole Riina sarebbe stato "venduto". Noi ci fermiamo alla fiction in programma su Canale 5, di cui la seconda puntata andr? in onda gioved? prossimo. E i siciliani erano tutti seduti accanto a Riina in quella saletta del carcere di Pavia, questo ? certo. Corleone oggi vive una realt? diversa, naturalmente. Lo ha affermato a gran voce il sindaco, lo urlano i giovani corleonesi, lo hanno desiderato e lo desiderano i cittadini, ma anche tutti i siciliani, con e senza il tasco (o coppola). Il film in questione pu? piacere o meno al pubblico, magari qualcuno lontano dall?isola ?tuttasolemare? pu? storcere il muso per il dialetto forte, per i fatti negativi raccontati nella fiction, ma a noi brava gente di Sicilia interessa solo che il racconto non conosca omert?, che certe cose siano ricostruite e dette a tutti, usando la televisione come megafono, che la verit? percorra la sua strada senza temere di incontrare agguati o muri. La mafia fa meno paura, soprattutto ai giovani. Perch? ? cambiata la mentalit?, facendo cultura della legalit? e del coraggio delle proprie idee. Il messaggio positivo va colto da tutti, politici compresi. Ci sar? tra qualche anno anche una fiction su Bernardo Provenzano? Forse, perch? no? E, magari, i diritti d?autore per il film sulla vita di Tot? Riina e simili potrebbero andare alla vittime della mafia.


Nausica Zocco

si ringrazia img press
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